I Frutti non raccolti nella città

I segni di un’antica economia di prossimità

I Frutti non raccolti nella città 1
I Frutti non raccolti nella città 2
I Frutti non raccolti nella città 3

Si addormentò profondamente sotto i rami di un grande albero di fichi.
“Ho fame” pensò chiudendo gli occhi.
Mentre dormiva una goccia di lattice bianco scivolò lungo la pelle verde di un frutto maturo.
Rallentò in corrispondenza di una ulcera aperta e si caricò di siero dolcissimo. Rimase lì per alcuni minuti. Infine abbracciò la forza di gravità e cadde sulle sue labbra.
Sognò di assaporare una crema dolcissima.
Poi si svegliò di soprassalto e aspettò la sera guardando le auto passare.
Quando sopraggiunse la notte spogliò l’albero dei suoi frutti.


Cachi, nespole, uva, fichi, melograni, ciliegie, kiwi. Ma anche pompelmi, limoni, mandarini.
Siamo a Milano. Si trovano nei giardini, nei cortili, nei chiostri, nei parchi, nei viali alberati, nelle piazze, ai margini della città come nel centro o lungo la ferrovia.
Ma il nostro benessere ci porta altrove. In negozio ad acquistare le medesime cose.
Il più delle volte raccontano di un paesaggio e di una economia più antica. Qui c'era una cascina. Là una grande corte. Oggi le parti comuni di un condominio o una strada pubblica.
"Cosa potrà essere successo a quei frutti esposti alla pioggia della città e allo smog?" Certo: " E' prudente non toccarli".
Il più delle volte li scorgiamo dietro un muro o attraverso le sbarre di un cancello. Irraggiungibili per chi vorrebbe raccoglierli. Cibo per gli uccelli.
Richiamo ad una riflessione e alla cura delle cose vere.